Project Description

Introduzione

I cambiamenti strutturali intervenuti nel sistema finanziario nell’ultimo decennio, ancora in atto, hanno ampliato il ventaglio delle possibili traiettorie evolutive delle organizzazioni che in esso operano, portando, al contempo, ad una riqualificazione del rapporto tra intermediari, soprattutto bancari, e imprese. Segnatamente, emergono nuovi e variegati comportamenti degli intermediari: alcuni puntano su una presenza significativa su molteplici mercati, secondo un approccio imprenditoriale di tipo differenziato al contesto di riferimento; altri incentrano l’operatività su specifiche linee di prodotto o segmenti di clientela, secondo un approccio essenzialmente di tipo concentrato.

I percorsi evolutivi sono perseguiti anche attraverso politiche volte a precostituirsi posizioni di leadership in settori di attività innovativi (soluzioni nel campo dell’innovazione finanziaria), così come non mancano banche orientate anzitutto al presidio dei mercati di tradizionale insediamento, attraverso la valorizzazione dì legami con la clientela locale.

Con questo lavoro, muovendo dall’interpretazione della banca come impresa sistema vitale, si analizza la dinamica evolutiva dell’impresa bancaria, con particolare riferimento al ruolo della dimensione ai fini della creazione di valore. In questo ambito, si rimarca come la contrapposizione tradizionalmente operata fra banca e impresa può generare equivoci sui contenuti imprenditoriali dell’attività bancaria, che, invece, sono ormai ampiamente riconosciuti dalla dottrina.

Coerentemente con la prospettiva sistemica vitale adottata in questo lavoro, la banca è un’impresa sistema vitale in quanto presenta gli elementi qualificanti di questa categoria astratta.

La banca si delinea dunque come un sistema vitale di ordine L, composto da un organo di governo ed una struttura operativa, che opera all’interno di un sistema finanziario anch’esso composto da un organo di governo (Banca d’Italia-B.C.E.) ed una struttura operativa nella quale le imprese bancarie rappresentano una componente rilevante. Il sistema finanziario esercita pressioni ed attese, detta regole e vincoli ed ha come finalità la sopravvivenza attraverso l’acquisizione di vantaggi competitivi necessari per la creazione di valore.

Il sistema finanziario è l’insieme di elementi, istituzioni, mercati ed imprese in relazione tra loro e con le componenti di altri sistemi.

Dall’operatività di questo insieme di elementi, preposto alla gestione dei flussi finanziari mediante la realizzazione di transazioni finanziarie, emerge il sistema finanziario, qualificato come sovrasistema di ordine L+l rispetto al sistema vitale impresa bancaria di ordine L. e in via mediata rispetto ad altre organizzazioni imprenditoriali.

A fronte delle nuove sfide imposte dalla complessità del sistema finanziario e dei più recenti sviluppi degli studi sui rapporti tra economia e finanza si impone una rivisitazione delle impostazioni teoriche finora sviluppate sul ruolo della dimensione nell’impresa bancaria.

L’intento del presente lavoro è quello di verificare se la dimensione quantitativa (mera crescita dimensionale) è sufficiente a garantire la sopravvivenza della banca sistema vitale in un contesto in evoluzione. In questo ambito, pur riconoscendo quanto tradizionalmente consolidato in dottrina circa la rilevanza della dimensione fisico

quantitativa per l’acquisizione di vantaggi competitivi essenzialmente riconducibili alle economie di scala e di scopo, si propone una visione innovativa del concetto di dimensione nell’impresa bancaria, che ne enfatizzi gli aspetti più propriamente qualitativi. Questi aspetti, con un sforzo di sintesi estrema, possono ricondursi alla capacità dell’impresa bancaria di gestire la complessità attraverso lo sviluppo di idonee soluzioni organizzative, operative e di governo dei rapporti intersistemici.

L’impianto teorico di riferimento sul quale si fonda la suddetta innovativa visione di dimensione è costituito dalla teoria delle risorse nel quadro dell’approccio sistemico al governo delle organizzazioni imprenditoriali. Assumendo questa impostazione, la dimensione fisico-quantitativa è rilevante non in quanto tale bensì in quanto determina ed assicura maggiori capacità e competenze ai fini dell’intrapresa di traiettorie evolutive generatrici di valore. Pertanto, inquesta ottica, una dimensione qualitativa elevata esprimerebbe sia elevate capacità dinamiche, dell’organo di governo e della struttura operativa del sistema banca, sia utilizzo migliore delle capacità in corporate nella struttura operativa.

Invero, come dimostra la realtà operativa, non necessariamente a soglie dimensionali considerevoli corrispondono maggiori capacità e competenze necessarie al perseguimento e sostenimento nel tempo del vantaggio competitivo. Anche banche di minori dimensioni possono raggiungere adeguati livelli di sviluppo delle proprie capacità e competenze adottando soluzioni organizzative riconducibili al network. Ci si interroga, quindi, sul network bancario come possibile risposta alla complessità ambientale.

Infatti non sempre la crescita dimensionale rappresenta l’unica via percorribile per acquisire competitività. Esistono delle possibilità alternative che consentono all’impresa bancaria di sopravvivere preservando la necessaria snellezza e flessibilità dei processi operativi. A tal fine, soprattutto per le banche minori dimensioni, le impostazioni reticolari rappresentano una delle possibili soluzioni percorribili.

Indubbiamente, così come da tempo sostenuto dalla letteratura aziendalistica almeno sotto il profilo teorico, le impostazioni reticolari (costellazioni, assetti a rete o networks), essenzialmente basate sulla cooperazione interaziendale, con la circolarità delle conoscenze che le caratterizza, possono rappresentare un. opportunità per accrescere, valorizzare e condividere risorse e competenze utili sopravivenza dell’impresa bancaria di minori dimensioni.

L’impostazione alla base del presente studio vuole, dunque, cogliere e valorizzare l’integrazione tra criteri quantitativi e qualitativi di analisi della dimensione nell’impresa bancaria per ampliarne la portata esplicativa, nel quadro l’approccio sistemico-vitale al governo dell’impresa, qui accolto.

In questa senso, si procederà secondo un percorso logico che si sviluppa. quattro capitoli.

Nel Capitolo I si procede all’analisi del contesto di riferimento.

In questo ambito, partendo dalla definizione in chiave sistemico vitale del sistema finanziario, si focalizza l’attenzione sull’organo di governo e sulla struttura operativa del suddetto sistema, con particolare riferimento alla realtà italiana; ciò è i indispensabile per superare alcune ambiguità di fondo e porre le premesse per interpretazione dell’impresa bancaria come sistema vitale.

Il Capitolo II è interamente dedicato all’approfondimento della concezione della banca come impresa sistema vitale e all’analisi dei rapporti intra-sistemici ed inter-sistemici, con particolare riferimento sia al rapporto banca-impresa e connesso profilo rischio rendimento, sia al rapporto banca- organo di controllo.

Su queste basi, si giunge, nel Capitolo III, a proporre una visione innovativa della dimensione dell’impresa bancaria, con la quale si è voluto enfatizzare soprattutto la valenza del legame tra elementi quantitativi e qualitativi i dimensione nel processo di creazione del valore dell’impresa bancaria, coerentemente con la prospettiva teorica basata sulle risorse, l’approccio sistemico governo dell’impresa e la qualificazione dell’impresa bancaria come sistema vitale.

Questa visione, pur superando le logiche di approccio alla dimensione sottostanti le impostazioni tradizionali, notoriamente focalizzate sulle economie di scala e di scopo, recupera le suddette logiche integrandole con quelle di una prospettiva qualitativa di osservazione della dimensione, coerentemente con la teoria delle risorse.

Da questa analisi emerge quale possibile risposta alla complessità del contesto ambientale il network bancario.

Nel Capitolo IV che conclude il lavoro, si presenta una evidenza empirica della forma a network in campo bancario, segnatamente quello della Cabel che si ritiene particolarmente significativo per mettere a confronto l’impostazione teorica sviluppata nel presente lavoro con la realtà operativa. Partendo dall’idea che l’impresa bancaria per fronteggiare la complessità che la circonda debba necessariamente innanzitutto sviluppare capacità e competenze adeguate e tradurre queste ultime in azioni concrete da attuare in tempi e modi adeguati, si dimostra come il network possa rappresentare una concreta soluzione a tal fine.